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Una figura femminile avanza impetuosamente e con grande tenerezza da destra a sinistra. È in corsa su uno sfondo di terra rossa, dalla testa un velo bianco e azzurro forma uno svolazzo ondeggiante, nella mano sinistra stringe un ramoscello verde e un secondo velo ondulato di colore rosa. Il profilo del busto, del volto e della destra si leva su un fondo turchino. Mare o cielo? La mano è protesa in avanti impulsivamente. Dall’estremo margine sinistro del quadro esce un’altra mano. Questa pittura sorprende. Offre un impatto immediato al primo sguardo e subito si percepiscono almeno i primi due livelli di lettura. Uno è la figurazione eloquente, l’immagine raffinata e popolare sul modello dei maestri medioevali che troviamo anche in altri dipinti: l’uomo, la barca, il lago, la donna, la collana con una sola perla, la conchiglia, il vestito a pieghe. Il disegno è largo e riassuntivo, di una solenne complessità. Risente, tra i moderni, di Balthus o del Novecento italiano; tra gli antichi, delle tradizioni arcaiche illustri.

Il secondo è la presenza di una carica meditativa a strati limpidi e misteriosi. Non conosciamo il proprietario della mano. Non conosciamo l’origine. Le tue mani stanno per incontrarsi. Qualcuno dona soccorso e vita. Chi dei due? Chi dà e chi riceve? Forse è un’offerta reciproca, fatta con amore e slancio vitale. È una scena di fidanzamento. La distanza è così piccola, lo slancio così grande che la festa di fidanzamento sta congiungendosi in una scena di nozze. Può anche essere altro. Un essere umano femminile si aggrappa a una potenza divina. Probabilmente è un Dio trascendente, infatti la sua mano entra nel mondo dell’esperienza, ma il suo essere rimane al di là del confine visibile. La trascendenza, di solito la raffiguriamo dal basso verso l’alto: le creature terrestri stanno in basso, Dio creatore sta in alto. Qui il rapporto non è verticale, ma orizzontale. Questo essere è forse sulla terra. Se messo sullo stesso piano.

Nella medesima sala assistiamo a una scena regale. Si intitola “l’ultima danza”. Un re e una regina in abiti solenni, stilizzati e magici come il re e la regina delle carte da gioco (che contengono residui di rituali sacri preistorici), danzano stretti tra due gravi tende simmetriche, su uno sfondo di cielo vuoto. L’artista lavora per intuito. (...) Simonetta Martini ha dipinto la Coppia regale in marrone dorato, qualcosa che è terra friabile e spiritualizzata. Su altre tele ha usato un blu di cielo notturno o un rosso di porpora imperiale: è un’unità di natura e spirito. Una sintesi vitale. I dipinti di Simonetta Martini emanano un’emozione suggestionante. Impongono silenzio e pretendono lunga e intensa attenzione. E hanno la forza artistica occorrente per ottenerla.

...........................................................................................................Giuseppe Curonici

 

Guardando queste immagini i pensieri mi si affollano, il sentimento è duplice; la forza dell'accoglienza con cui le figure dipinte da Simonetta Martini ti invitano e la sensazione di essere un intruso dentro un recinto la cui intimità è custodita e segreta.

Uno spazio haram, dove l'inaccessibilità non Ë garantita da schiavi nubiani o dal contrappasso legale, ma dal silenzio della grazia.
Questo oriente dell'anima, oriente senza esotismo, è pervaso e saturo di sguardi, di meditazioni; da fuori penso che sia quella zona del femminile che da un lato si offre nell'ospitalità della tenda, nella cura gentile, nel regalo prezioso, dall'altro sembra bastare a se stessa.
In entrambi i casi ha la dimensione del mistero.
Ho spesso pensato, guardando i dipinti di Simonetta, al tempio interiore femminile, al radicale e profondo rovesciamento che esonera in qualche modo la donna dal pubblico, dall'assemblea, dalla liturgia, essendo in se stessa assemblea, edificio e sacrificio.
Certo è una radicalizzazione delle differenze, ma rimane il senso di una comunità interiore alla quale si è sempre estranei, tranne quando se ne è ospiti per il breve tempo dell'incontro.

................................................................................Mario Pandiani